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Published on Luglio 24th, 2024 | by Redazione MG News

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Kamala spariglia le carte

Dopo l’attentato subito a Milwaukee sembrava che la strada di Trump verso la Casa Bianca fosse tutta in discesa. Questo dopo una serie impressionante di defaillance di Biden culminata con il confronto televisivo con Trump il 27 giugno. Ma è arrivato il fattore “K”

Si perchè finalmente Biden dopo fortissime pressioni all’interno del partito democratico e anche da parte di suoi amici ha deciso di ritirarsi da candidato alla presidenza. E ha immediatamente dato il suo “endorsment” alla sua vice Kamala Harris come nuova candidata per le elezioni del 5 novembre.
Inizialmente sembrava che ci fossero delle perplessità sulla candidatura della Harris. Perchè come vice non aveva entusiasmato e su alcune questioni che aveva affrontato direttamente – in particolar modo l’immigrazione clandestina dal Messico – non aveva ottenuto risultati brillanti, esponendosi quindi alle critiche feroci del duo Trump-Vance.

In realtà queste perplessità sono state velocemente superate dai fatti. Nel giro di poche ore, la stragrande maggioranza degli esponenti del partito democratico, compresi i Clinton e gli Obama, hanno dato la loro approvazione a Kamala. Inoltre nel giro di un paio di giorni il comitato elettorale democratico ha raccolto una cifra record di donazioni.

E i primi sondaggi post addio di Biden, mettono Kamala sulla stessa linea di Trump o poco sotto, recuparando immediatamente i 4-5 punti che Biden ha perso dopo il 27 giugno.

Ci sono tutta una serie di elementi che analizzati con freddezza danno forza alla candidatura di Kamala contro Trump-Vance.

  • Innanzitutto molti commentatori politici hanno sottolineato che a livello generale la candidatura di Trump non è considerata forte a causa di tutta una serie di elementi che lo rendono inviso alla maggioranza degli americani. Il problema vero era che la candidatura di Biden era ancora più debole. Per cui era facile per Trump ed i suoi “sparare sulla Croce Rossa”. Ma non sarà certo più così con Kamala Harris.
  • Kamala è molto più giovane di Trump, è brillante e intelligente, e già dalle prime uscite ha fatto ben capire dove cercherà di colpire l’avversario. Sulle sue questioni giudiziarie, pesantissime, in primis l’assalto a Capitol Hill dove è accusato di aver incitato alla ribellione e all’attacco dell’ordine democratico. Partendo da una sua solida esperienza come Procuratore generale
  • Kamala ha la possibilità di recuperare al voto settori della società americana che si stavano perdendo con  Biden. Le donne in primis e qui la Harris ha dalla sua una strenua difesa dei diritti al femminile, in primis quello all’aborto. Ma poi anche gli afro-americani e i giovani
  • Poi in realtà Kamala Harris ha margini per aumentare la sua popolarità visto che, visto il suo profilo defilato come vice presidente, non è molto conosciuta soprattutto agli strati medio-bassi della popolazione
  • Può poi scegliere il suo vice dopo che Trump ha scelto il suo. Vance chiamato per rappresentare la classe medio bassa degli stati del MidWest, tra i più colpiti dalle conseguenze delle crisi e della globalizzazione. Certo la sua storia lo può rendere affi ne a molti bianchi di condizione sociale ed economica difficile ma al contempo le sue posizioni a dir poco conservatrici e reazionarie sui diritti civili potrebbe aprire molte falle. Quindi Kamala può scegliersi un vice che possa rappresentare quella fascia di popolazione ma che nello stesso tempo dia un messaggio di speranza e di libertà e non di restrizione.

Quindi le carte sono state rimescolate e ora si gioca una nuova partita. Sicuramente Trump ed i suoi troveranno argomenti o pseudo tali contro Kamala, anche di natura personale. Ma troveranno pane per i loro denti, questo è poco ma sicuro.

La principale sfida della Harris è quella di recuperare consensi in quei “swing states” (stati oscillanti) che sono sempre stati determinanti per il successo di un candidato o di un altro. E qui Biden lascia un’eredità veramente pesante perchè tutti i più recenti sondaggi lo davano sotto di almeno 3-4 punti rispetto a Trump, fino ad arrivare anche a 10. Qui si giocherà la partita determinante.

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