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Published on Settembre 27th, 2024 | by Redazione MG News

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Sono credibili i sondaggi delle elezioni USA ?

E’ una domanda lecita da porsi perchè le differenze tra un sondaggio e l’altro sono molto ampie. Anche 7-8 punti. Allora ci si affida alle medie. Ma quando i singoli dati sono troppo divergenti le medie contano molto meno.

Secondo la media dei sondaggi che giornalmente escono riguardo le elezioni USA del 5 novembre Kamala Harris è oggi avanti di circa 3 punti su Donald Trump.

La prima necessaria premessa è che i sondaggi a livello nazionale negli USA contano poco. Contano infatti molto di più quelli nei singoli stati ed in particolar modo i famosi Swing states (stati in bilico) dove storicamente il distacco tra i due candidati è molto ridotto.

Però comunque la si guardi la media nazionale dei sondaggi dice poco. Infatti nello stesso periodo troviamo rilevazioni che danno la Harris avanti di 6-7 punti e sondaggi che danno i due in pareggio o addirittura Trump in vantaggio di 1 punto.
Se lo riportiamo alla situazione italiana è come se avessimo due sondaggi di due diversi istituti di ricerca. Uno che da il centrodestra al 48% ed il centrosinistra al 42% e l’altro che li da al 45% tutti e due o addirittura il Csx in vantaggio di 1 punto. Diremmo: qui c’è qualcosa che non quadra. Infatti.

Intanto salta agli occhi che alcuni sondaggi fanno riferimento ai “registered voters” ovvero a quelli che si sono registrati per votare. Altri invece ai “likely voters” ovvero quelli che dichiarano che probabilmente andranno a votare. Sono più credibili i primi o i secondi ?
Poi c’è l’ampiezza del campione. Alcuni sondaggi nazionali hanno campioni di 1.000 persone o anche meno. Non sono uno statistico ma su un bacino elettorale di 250 milioni di persone mi sembrano pochini. Anche perchè accanto a questi ce ne sono invece altri che hanno una numerosità di 10.000 unità e oltre. Che dipenda da chi commissiona il sondaggio ? Da quanto è il budget a disposizione ? Mah

Difficile orientarsi in mezzo a questa bulimia. La mia personale opinione è che i vari media abbiano bisogno di “carne fresca” da dare ogni giorno in pasto ai lettori. Non è un caso che la maggior parte dei sondaggi sia sponsorizzata da giornali o gruppi editoriali.

Personalmente c’è un dato che emerge dai sondaggi che è molto meno strombazzato e che ritengo più significativo dell’orientamento dell’opinione pubblica americana nei confronti dei candidati.

E’ l’opinione favorevole verso il candidato Trump o il candidato Harris. Soprattutto la sua evoluzione nel tempo. Nel mese di luglio prima del ritiro di Biden la differenza tra chi aveva un opinione sfavorevole su Trump e chi la aveva favorevole era circa di 8,5 punti. Adesso è quasi di 10 punti (quindi simile). Ben diverso il discorso su Kamala Harris che a luglio – cioè appena diventata candidata di fatto dei democratici – era di 17 punti sfavorevole. Cioè 53% degli americani aveva un opinione sfavorevole ed il 36% favorevole. Ora questo gap è di +1 dei favorevoli sugli sfavorevoli. Questo significa che in un mese e mezzo Kamala Harris ha fatto cambiare idea al 18% degli elettori. E’ un risultato secondo me eccezionale, che gli esperti spiegano col fatto che una fetta consistente degli elettori potenzialmente progressisti che si era allontanata con Biden, si è riavvicinata ad un candidato democratico più credibile.

La mia personale opinione è che questo gap favorevole si amplierà ancora (anche se non di moltissimo) da qui al 5 novembre. E che alla fine la Harris vincerà anche se non di larga misura.

Dagli stati in bilico – anche qui in una selva di sondaggi – sembra emergere una Harris in vantaggio superiore al punto percentuale in Michigan, Wisconsin, Pennsylvania e Nevada. Con Trump avanti leggermente in Arizona e Georgia ed un pari in North Carolina.

Staremo a vedere.

 

 


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